
Un aereo di linea, soprattutto se di quelli con motori a getto, per ridurre al minimo il consumo di carburante, e quindi essere in grado di coprire lunghe distanze, deve volare a quote molto alte, variabili tra i novemila ed i quattordicimila metri di quota.
A queste altitudini, l’atmosfera e’ molto rarefatta rispetto al suolo, e non sarebbe possibile respirare. Ecco perche’ le cabine degli aerei sono pressurizzate;
L’impianto di pressurizzazione e’ costituito, in genere, da due o piu’ sistemi automatici che “pompano” piu’ o meno aria nell cabina in base alla quota di volo dell’aereo.
L’ideale sarebbe mantenere per tutto il volo le stesse condizioni che troviamo a terra (eviteremmo tra l’altro i fastidi alle orecchie durante la salita e la discesa!), ma questo significherebbe avere delle differenze di pressione tra l’interno e l’esterno troppo grandi per essere sostenute dalla struttura dell’aereo.
Si trova quindi un compromesso, e cosi’ la “quota cabina” cosi’ come viene chiamata, salira’ e scendera’ seguendo il profilo di volo dell’aereo, ma con una escursione minore. Alla quota di crociera, la pressione in cabina si stabilizzera’ ad un valore che corrisponde ad una quota di circa 2500-3000 metri… come andare a sciare sulle Alpi!
Che succede quindi se il sistema di pressurizzazione si dovesse guastare?
In tal caso, i piloti inizierebbero subito una manovra chiamata “discesa di emergenza”, che porterebbe l’aereo il piu’ in fretta possibile ad una quota tale da permettere ai suoi occupanti di respirare normalmente (in genere poco piu’ di tremila metri).
Per tutta la durata della discesa, delle maschere di ossigeno scenderanno automaticamente dal soffitto della cabina e penzoleranno davanti la faccia dei passeggeri; non bisogna fare altro che afferrarne una, tirarla verso il basso ed indossarla fino a che non verra’ detto che e’ sicuro rimuoverla (vedi questo link).
Ci sono pero’ parti del mondo in cui non sarebbe possibile scendere subito ad una quota sicura a causa di zone montagnose molto alte; nulla e’ pero’ lasciato al caso, e cosi’ per queste aree geografiche si studiano apposite “rotte di fuga” (escape routes) fatte in modo tale da permettere ai piloti di allontanarsi dalle montagne e scendere a quota di sicurezza prima che finisca la riserva di ossigeno fornito dalle maschere.
Ogni volta che si sorvolano aree di questo tipo, i piloti ripassano insieme i percorsi della relativa escape route in modo di essere immediatamente preparati nel caso di una depressurizzazione.
Vola senza paura!
Vola senza paura!